COMUNICATO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DI ASSOCIAZIONE CONSUMATORI PIEMONTE

Il Consiglio Direttivo di Associazione Consumatori Piemonte, a seguito della riunione del 18 ottobre 2018, ha deciso di rendere pubblica la propria discussione interna in merito alla situazione politica ed economica in Italia.

Premessa

È diritto e dovere di un’associazione di consumatori che voglia giocare un ruolo anche in campo sociale ed economico intervenire in un momento di importanza e gravità uniche per il futuro del nostro paese.

La situazione economica e sociale

Da anni ceti popolari, classe operaia e ceto medio sono colpiti da una perdurante crisi economica di cui non si vede fine. I numeri di povertà e disoccupazione sono spaventosi, le diseguaglianze sociali sempre più marcate e intollerabili. La precarizzazione del lavoro e della vita delle persone è diventata il prevalente modello di sviluppo dell’economia e quindi destino ineluttabile per la maggioranza della popolazione. In questa situazione, di poco sollievo sono i dati sulla presunta ripresa dell’economia italiana nel periodo 2014-2018. La manipolazione e cosmesi dei numeri non basta più a mascherare o a nascondere agli occhi di milioni di cittadini la reale situazione, perché è vissuta quotidianamente da troppo tempo.

La situazione politica

Dopo decenni di continua alternanza politica tra governi cosiddetti di centrodestra e centrosinistra, i due partiti che avevano storicamente detenuto il potere o rappresentato la principale forza di opposizione dal 1994 a oggi (Forza Italia e PDS/DS/PD) hanno subito una disastrosa sconfitta elettorale e il governo del paese è passato alla inedita alleanza tra Movimento 5 Stelle e Lega. Tutte le successive consultazioni elettorali e i periodici sondaggi politici confermano l’ampio consenso popolare di cui godono le due forze politiche al governo. Di fronte a questa gigantesca richiesta di novità proveniente dall’elettorato il sistema mediatico tradizionale e i principali partiti all’opposizione hanno deciso di arroccarsi su posizioni di esclusiva denigrazione e condanna inappellabile e preventiva sull’operato di un governo giudicato incapace a prescindere, in quanto “populista” ed obbligato a esserlo per compiacere proprio elettorato. Posizione che dimostra la totale incapacità di capire le ragioni oggettive del profondo malessere sociale del paese, che viene derubricato a semplice risposta ignorante, rozza e di pancia. Il “populismo” diventa il male assoluto perché per le élite, a ben vedere, è il popolo che fa schifo. Irresponsabile, ingrato, viziato e incapace di adattarsi al destino di povertà e precarietà che queste hanno scelto per esso.

Euro e Unione Europea

In questo scenario il ruolo giocato da Unione Europea ed Euro è fondamentale. Le regole imposte dall’adesione ai trattati sono infatti il dominio di tecnocrazia, economia e finanza su democrazia e politica. Tutto deve procedere col pilota automatico, ancora di più in un paese come l’Italia, reo di avere una Costituzione incentrata su lavoro e su domanda interna, laddove invece Euro e trattati UE impongono politiche deflattive e di precarizzazione del lavoro, per imporre su scala continentale il modello mercantilista tedesco. Cambio bloccato, assenza di banca centrale nazionale garante di ultima istanza, indebitamento in valuta estera e parametri di Maastricht su debito e deficit hanno reso impossibile per i governi italiani l’adozione di politiche per la crescita. Principale obiettivo di politica economica è quindi diventato la riduzione del rapporto debito pubblico/PIL via austerità. Un fallimento prevedibile, mentre l’economia mondiale per superare la crisi del 2007 ha adottato generalmente politiche espansive e di spesa pubblica in deficit. Anche alcuni governi precedenti, arrivati verso fine mandato o legislatura, non risparmiarono critiche verso le politiche di rigore contabile volute dalla UE ma non si arrivò mai a un livello di scontro quale quello che oggi contrappone Governo italiano e Commissione Europea. Che l’Unione Europea non funzioni è ormai opinione maggioritaria nel paese (dato confermato anche da recenti sondaggi) ma la divisione tra chi vorrebbe uscirne e chi vorrebbe “l’altra Europa” fa sì che continui a prevalere questa UE, ormai aggrappata alla vuota retorica dei 70 anni di pace (in realtà pace NATO) come principale motivo della propria esistenza.

Tutela consumatori

È necessario iniziare una discussione critica sul modello di tutela dei consumatori mutuato dalle direttive UE (recepito oggi nel Codice del Consumo) basato su una visione tecnico/legale e microeconomica della materia. Il passaggio da cittadini a consumatori non è una conquista ma uno spaventoso regresso politico e sociale, perché il Codice del Consumo non è il trionfo dei diritti civili dei cittadini ma la sostituzione delle tutele sociali costituzionali con un nuovo modello di tutela legale, peraltro di funzionamento assai incerto. Come associazioni forse non abbiamo capito che c’è più tutela dei consumatori in soli tre articoli della Costituzione italiana (che parla di cittadini o lavoratori) che in migliaia di norme UE che parlano di consumatori. Questi articoli sono: Art. 32 (comma 1). La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Art. 36. Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi. Art. 41. L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. Il cerchio delle contraddizioni tra il consumerismo attento al sociale che vorremmo e il mercatismo della UE si chiude infine con i trattati di libero scambio (TTIP e CETA) e le politiche di liberalizzazione e privatizzazione di beni pubblici (a partire dall’acqua).

Conclusioni

Problema fondamentale dell’economia italiana è che l’unico modo per risolvere i problemi sopra evidenziati (povertà e disoccupazione) è una sostenuta e duratura crescita economica trainata dal mercato interno. Per ottenerla sarà fondamentale il rilancio del ruolo (diretto e indiretto) dello Stato in tutti i settori strategici dell’economia, a partire da energia, sanità, telecomunicazioni, trasporti, territorio e ambiente. Andrà condotto un duro negoziato con la UE sulle attuali regole di bilancio per ottenere tutta la flessibilità necessaria al rilancio di investimenti e occupazione. Abrogazione del pareggio di bilancio in Costituzione, approvato sotto il ricatto dell’emergenza economica in una delle pagine più buie della nostra democrazia, è necessaria e impellente. Euro e Unione Europea avrebbero ragion d’essere se fossero strumenti al servizio del benessere dei cittadini. Invece, anziché mettere al riparo politica e democrazia dagli interessi privati dei potentati economici e finanziari internazionali, sono le istituzioni tramite le quali si consegnano i popoli e gli Stati nazionali al loro dominio.

Torino, 23 ottobre 2018

Il Consiglio Direttivo ACP

Gavino Sanna (Presidente)
Paolo Graziano (Vicepresidente)
Marco Ziccardi (Tesoriere)
Iole Costantino (Consigliere)
Paolo Turati (Consigliere)
Alessandro Vincenti (Consigliere)